Kristian Gianfreda: così è nato il film Solo cose belle (2024)

A 24 anni lascia gli studi in Legge per andare a vivere in una casa di accoglienza per senzatetto. Poi don Benzi lo manda a studiare comunicazione audiovisiva all'università Gregoriana. Un mix di esperienze da cui nasce il film Solo cose belle che racconta in maniera innovativa il mondo degli ultimi attraverso le vicende di una casa famiglia.

Kristian Gianfreda è nato a Rimini, dove ha sempre vissuto e lavorato. Sposato con Francesca, ha 4 figli. È il regista diSolo Cose Belle.
A 24 anni, studente di legge, incontra la Comunità Papa Giovanni XXIII e da questo momentola sua vita ha una svolta. Va a vivere alla “Capanna di Betlemme”, la casa di accoglienza per senzatetto della Comunità.Proprio qui incontra Francesca, che fa la volontaria.Dopo 4 anni di vita in Capanna si sposa, e inizia anche il suo percorso nel mondo dell’audiovisivo.

Kristian Gianfreda: così è nato il film Solo cose belle (1)

L'incontro con don Oreste Benzi.

Come sei arrivato dall’accoglienza dei senza fissa dimora alla responsabilità del Servizio audiovisivi della Comunità Papa Giovanni XXIII?
«È stato don Oreste Benzi…non so perché. In quel periodo, mentre vivevo alla Capanna di Betlemme, mi capitava di fargli da autista e avevo modo di parlagli. Gli raccontavo di me, delle mie passioni… lui era molto curioso, anche sespesso dormiva (risata, ndr). Sta di fatto che un giorno mi chiama e mi dice di andare da lui, voleva farmi conoscere una persona. Mi presenta un suo caro amico, Vittorio Tadei, imprenditore, e mi dice: «Adesso compriamo una televisione e la guidi tu!».
Con Vittorio andammo alla ricerca di un’emittente tv da acquistare, ma non trovammo nessuno disposto a vendercela.Però scoprii la mia passione, parliamo del 2000…»

Come mai questo interesse di don Benzi per un’emittente televisiva?
«Nei nostri discorsi parlavamo della società, dei cambiamenti culturali, di come migliorare il mondo, della necessità di parlare al cuore della gente, soprattutto dei più giovani. Così mi mandò a Roma a studiare comunicazione audiovisiva all’Università Gregoriana, poi ho fatto uno stage di alcuni mesi presso un regista di documentari che produceva per la Rai, Luca de Mata.»

La bellezza delle "persone sbagliate".

Ma tu all’epoca eri un educatore.
«Sì, mi occupavo di senza tetto, e ho incontrato, centinaia di storie incredibili, persone che vivevano e morivano in strada. Tutta questa umanità fa parte di me ancora oggi. La bellezza che ho scoperto in queste “persone sbagliate”, sulla strada, in galera, nelle persone che hanno perso la testa, è parte del mio immaginario, della mia vita. Sin da subito ho sentito forte l’esigenza di portare tutta questa umanità ferita all’attenzione del mondo.Avevo circa 24 anniquando ho mandato a quel paesela laurea in giurisprudenza per seguire quello che sentivo.»

E perché proprio con una telecamera? C’erano tanti modi di poterla raccontare.
«L’aspetto visivo è un modo di esprimersi che fa parte di me, l’ho sempre avuto.Anche quando parlo racconto immagini. Ho iniziato a realizzare brevi video, documentari, spot, presentazioni… sia per la Papa Giovanni che per altri. Abbiamo creato uno studio e sviluppato delle professionalità, realizzato tantissimi prodotti, alcuni davvero ben fatti,prodotti dalla 2AFilms e trasmessi in RAI comeDo you love JesuseLa strada di Oana.
Però i prodotti che realizzavamo rimanevano diffusi nell’ambito di chi li commissionava. In pratica, al di là di qualche eccezione, comunicavo cose a chi già le sapeva. Si fa molta fatica a far vedere un documentario a chi dell’argomento non sa nulla, soprattutto in ambito sociale.»

Kristian Gianfreda: così è nato il film Solo cose belle (2)

Come è nata l’idea del film Solo cose belle.

E allora nasce l’idea del film…
«Da tempo cercavo la strada per portare i miei contenuti al mondo: i nuovi media, i social, il web...diversi tentativi con risultati, devo dire, mediocri. Inoltre i documentari non li guardava più nessuno, o quasi. Insomma, non ero soddisfatto del mio lavoro. Cercavo il modo giusto per raccontare quello che scorgevo tra le righe sottili della vita, ma non avevo il coraggio neanche di pensare ad un film. Finché…»

Finché?
«Finché dei pazzi (come me) hanno cominciato a propormelo. Anche se nessuno pensava ad un vero film all’inizio, ho sentito sin da subito che la strada era quella giusta, nonostante le mille incognite e difficoltà insormontabili che si celano dietro la produzione di un lungometraggio.
In un film si riesce ad andare oltre gli schemi, e pur rispettando la verità puoi raccontare le cose come le immagini, puoi parlare al cuore della gente.
A 46 anni quindi, insieme ad alcuni amici, ho trovato il coraggio. L’occasione è stata il decennale della morte di don Oreste Benzi. Mi avevano chiesto un documentario, è uscitoSolo cose belle, un film, lo strumento più adatto per raccontare le emozioni profonde e la vita intensa che Don Oreste ha lasciato al mondo. Un progetto cresciuto nel tempo, tanto che il lancio è stato rimandato all’anno successivo, il 2018, quando la Comunità Papa Giovanni XXIII celebrava il 50° anniversario della propria fondazione e per l’occasione il film è stato proiettato in anteprima al Palacongressi di Rimini il 7 dicembre davanti a 7 mila persone.»

Quando hai visto per la prima voltaSolo cose bellefinito, tutto intero, qual è stata la tua prima emozione?
«La prima sensazione è stata di stupore. Ho pensato: “Ma guarda un po’, ce l’abbiamo fatta…».
Mi sono emozionato perché esisteva, non perché era bello o brutto… esisteva e già questo non era per nulla scontato.
Quando siamo partiti eravamo un manipolo di persone, un piccolo gruppo, che ha fatto un percorso lungo, difficile e importate. Siamo stati molto coraggiosi a crederci.
Un passo alla volta, una persona alla volta, in tanti hanno cominciato a crederci e in tanti ci hanno messo loro stessi, il loro lavoro, la loro faccia, la professionalità, soldi e fiducia. Devo ringraziare tante, troppe persone... che faccio scrivo un libro?»

Rispondimi da regista: com’èSolo cose belle?
«È un’opera assolutamente eccezionale perché con un regista che ha sempre fatto altro nella vita. In un territorio come Rimini dove praticamente il cinema non esiste, con persone che non avevano esperienza, abbiamo creato quello che definiscono “un piccolo fenomeno” nel mondo della produzione e distribuzione indipendente. Con cifre molto basse abbiamo realizzato un film che funziona molto bene. Avrei centinaia di commenti, recensioni, aneddoti da far vedere suSolo cose belle, e hanno davvero scritto e detto solo cose belle su questo film. Fa emozionare, fa pensare, fa ridere e fa piangere... insomma sì, mi piace molto.»

Kristian Gianfreda: così è nato il film Solo cose belle (3)

Cosa fa il regista di un film.

Nell’immaginario collettivo regista è chi sta dietro la macchina da presa. Cosa fa davvero il regista in un film?
«Regista è la persona che decide che il film si fa. Firma l’opera, questo significa che quello che viene fuori alla fine deve essere coerente con il progetto che lui porta avanti. Ma il progetto non è frutto solo della sua mente, tante professionalità concorrono in maniera determinante a creare un film, ma tutti i contributi devono essere coerenti e coordinati. In inglese il regista si chiamadirector… è fondamentale la direzione in cui ogni singolo reparto deve andare. Il regista deve avere in mente l’obiettivo e sapere come ogni reparto deve raggiungere quell’obiettivo. Dal trucco alla scenografia, dalla fotografia alla recitazione degli attori, ogni scelta deve essere coerente. Si chiama appunto industria cinematografica perché nella produzione di un film ci sono come tante catene di montaggio che lavorano contemporaneamente e che non si possono fermare, a meno di fermare tutta la produzione.»

Bradley Cooper ha detto che quando ha giratoA star is bornè entrato in uno stato di “assenza emotiva”, e che questo ai registi quando sono molto presi succede. È capitato anche a te?
«Capisco cosa dice ma a me non succede. Di sicuro c’è una grande intensità emotiva ed intellettuale nel curare la regia di un film. Il flusso di scelte che si prendono è estremamente intenso e c’è molta istintività in quei momenti, non è solo una questione tecnica: viene fuori quello che sei. Per esempio, quando devo dirigere un attore c’è un ventaglio infinito di possibilità a cui far riferimento, a quel punto io prendo spunto da tutto il mondo che ho dentro, un magma profondo in cui non mi è sempre tutto consapevole.Comunque il mondo che c’è inSolo cose belleè il mio mondo.»

Altre "cose belle" da raccontare.

Non solo regista: da qualche anno porti avanti attivamente anche l’impegno politico, sei consigliere comunale a Rimini.
«Fare politica è stata un’occasione per concretizzare un impegno civico che avevo ed è lo stesso che mi porta a realizzare un documentario o un film: l’idea che si possa fare qualcosa di buono e di importante per se stessi e per gli altri.»

Come vedi Kristian Gianfreda tra 10 anni?
«Mi vedo a fare quello che faccio oggi, come lo faccio oggi… se posso fare altri film bene, perché dal primo giorno in cui mi sono seduto su quella sedia mi sono sentito a mio agio, ma fare un film costa davvero molto. Io idee ne ho tante e bellissime (sono modesto…) ma è complicato perché ci vogliono molte risorse. Negli ultimi mesi il film va benissimo nelle sale cinematografiche e credo per questo di aver ricevuto varie proposte da produzioni, gruppi, associazioni, alcune anche molto interessanti. Ma se potessi vorrei continuare il percorso che abbiamo iniziato conSolo cose belle. Vorrei raccontare il mio mondo, le mie storie. Insomma, ho la speranza di portare avanti una produzione che sia un continuo ideale diSolo cosebelle, se si può…»

Dove si può vedere il film "Solo cose belle"

Clicca su solocosebelleilfilm.it e scopri dove saranno le prossime proiezioni del film "Solo cose belle". Nel sito trovi inoltre una scheda sul film, il trailer, le recensioni, i progetti per le scuole.

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Author: Greg Kuvalis

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